Redemptor by Jordan Ifueko

Redemptor by Jordan Ifueko

autore:Jordan Ifueko [Ifueko, Jordan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2023-09-30T06:56:09+00:00


Ji Huan di Moreyao e Uriyah della Valle di Blessid impiegarono più tempo di Min Ja e Da Seo ad abituarsi alle mie reminiscenze, ma con mio grande sollievo e stupore nessuno dei due ne rimase disgustato.

«Dunque avete veramente pugnalato l’imperatore Ekundayo?», chiese Ji Huan per la quinta volta mentre lo aiutavo a far volare un aquilone a forma di pellicano nei giardini di palazzo. «L’avete pugnalato lì, così, all’aperto? È stato difficile? Scommetto che è stato un gran pasticcio. Chissà il sangue...».

«Lo hai visto quello che è successo», gli dissi, agitandomi a disagio. «Ti ho mostrato il ricordo».

«Sì, ma...». Per un soffio il giovane re non si lasciò sfuggire di mano il filo dell’aquilone, gli impazienti occhi marroni fissi sul mio viso. Dopo che avevo condiviso i miei ricordi senza alcun filtro, la ritrosia di Ji Huan nei miei confronti era mutata in morbosa ammirazione. «È successo tutto così in fretta. Non è che me lo mostrereste di nuovo? Magari anche quello scontro sul tetto del palazzo, quando avete spinto il Consacrato Onore Thaddace a uccidere l’imperatore Olugbade, e poi la Gran Sacerdotessa è precipitata ed è stata salvata da Woo In. E anche quella parte dove siete volati nel cielo con i dardi che sfrecciavano da tutte le parti e...».

«No. Ji Huan, per me quei ricordi non sono stati divertenti! Hai sentito il dolore che ho provato. Perché mai vorresti riviverlo?».

Il ragazzino parve intimidito. «Questa parte me l’ero dimenticata. Mi dispiace, Mia Imperatrice».

«Va tutto bene». Sospirai e, struggendomi di fronte alla sua espressione affranta, gli scompigliai i capelli. «E adesso siamo amici. Chiamami Tarisai».

«Mi dispiace, Tarisai». Esitò. «È che... io non ho mai potuto fare niente. Perlomeno, partecipare a delle avventure, come hai fatto tu. I miei zii non mi lasciano andare da nessuna parte». Strascicò i piedi calzati di seta e lanciò uno sguardo furtivo a due uomini con abiti fluenti e lunghe barbe grigie: i signori reggenti di Moreyao. Sedevano su una coperta poco lontano, sorseggiando tè e, occasionalmente, gettando occhiate severe a me e a Ji Huan.

«Non mi lasciano nemmeno far volare un aquilone senza controllarmi», brontolò Ji Huan. «E neppure avere amici che loro non approvano. Probabilmente in questo momento stanno cercando di leggere le nostre labbra».

Mi accigliai, solidale. «Un tempo vivevo in un posto simile».

«Rocca Bhekina?».

«Sì». Non ero ancora abituata a quanto adesso Ji Huan e gli altri reali conoscessero di me. I miei ricordi non erano più solo miei. La mia vita intera, o meglio copie di essa, fluttuava­no nelle menti di altre persone, libere di essere forgiate dai loro pregiudizi.

«Perfino al Palazzo dei Bambini c’erano occhi sempre puntati su di te», disse. «So cosa vuol dire».

Studiai i suoi lineamenti morbidi e innocenti, vedendovi rispecchiata la mia antica apprensione. «Ji Huan, se ti unirai al mio concilio, non controllerò mai con chi starai parlando, sai. Non ci saranno prove da superare. Nessun giudizio. Tutto quello che dobbiamo fare è esserci, l’uno per l’altra. In più, grazie alla facoltà di comunicare mediante il Raggio.



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